Pajari

I monumenti più importanti di Acquarica sono i muri a secco e i pajari (o pajara, o paiaru, o pagghiaru, o furnieddhu, furnu, truddu, chipuru, dipende dalla zona del Salento), capolavori della gente semplice e dell'architettura locale e rurale. Lo sviluppo di queste costruzioni si deve soprattutto alla conformità del terreno roccioso dal quale, dopo una dura bonifica, si è ricavato il materiale per la costruzione.

Tecnica di costruzione dei pajari

Pietra di chiusura del tetto di un pagliaruParte superiore della copertura con indicatore di umidità

La tecnica costruttiva dei pagliari è più articolata e per questo questi monumento hanno un immenso valore.

Gli strati di pietre poggiano su uno strato anulare sottostante, restringendosi progressivamente di circonferenza fino a stabilire un'apertura minima dove poggia una pseudocupola a forma conica; le mura seguono l'andamento dell'arco a tutto sesto.

Bisogna ancora osservare che l'ingresso si basa sulla tecnica del triangolo di scarico: a volte composto da tre blocchi di roccia più o meno squadrata, due monoliti collocati in posizione verticale per gli stipiti, il terzo poggia orizzontalmente sopra i primi due aventi la funzione di architrave.

Un altro aspetto dell'ingresso riguarda la sua collocazione rispetto ai quattro punti cardinali: l'ingresso era rivolto sempre verso est o verso ovest per evitare i classici venti di questa zona, la tramontana e lo scirocco.

Per unire le varie pietre non si usava nessun cemento o malta, per fissarla bene una sull'altra si usava una pietra che aveva la funzione di martello. Infine attraverso una robusta cortina muraria si isolava l'interno della costruzione dalla variabilità termica esterna.

Solitamente si costruiva anche una scala a rampe, con dei pezzi di pietra squadrati e infissi nella parete, per mezzo della quale si accedeva sul ballatoio o terrazzo per la manutenzione. Venivano usati come magazzino e rifugio in caso di avversità atmosferiche.

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