I media e l'informazione: storia di un delitto silenzioso


stefano81 -

Tastando il polso della democrazia e dell'informazione (Adattamento da una lettera personale).

Per quanto concerne la querelle Ratzinger-Sapienza, le cose non stanno proprio nei termini in cui i media le hanno presentate al pubblico. Nessuno ha censurato il papa; sono "solo" riusciti a farlo credere alla stragrande maggioranza degli italiani.

Cerchiamo di spiegare cos'ì avvenuto.

Il tutto era già cominciato a Novembre quando il Rettore della Sapienza, tal Guarini (che nel frattempo ha cominciato ad avere guai con la giustizia per dei casi di "parentopoli") ha invitato il Papa a tenere una lectio magistralis per l'inaugurazione dell'anno accademico, tra l'altro senza consultare gli altri docenti del Collegio accademico.

Al che un fisico, tal prof. Cini, ha scritto una lettera al rettore (la si trova facilmente in internet) in cui si definiva "indignato" per questa decisione, soprattutto perché l'inaugurazione dell'anno accademico è il più solenne momento per l'Università; un'Università dal Sapere laico; un melting pot nel quale sono accomunate persone appartenenti alle più disparate correnti di pensiero, culturali, religiose, ecc.. Ha motivato questo asserto ricordando come il Papa aveva più volte sostenuto la giustezza del processo e della condanna a Galileo, evitata comunque grazie all'abiura (ma non fu così per Giordano Bruno). In particolare ha menzionato un discorso tenuto nel 1990 a Parma nel quale l'attuale pontefice mutuò una celebre frase di Feyerabend: <<La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione>>. Si è tentato di far accettare il tutto sostenendo che in fondo si trattava di una citazione. Però fare una citazione equivale con l'esser d'accordo con le tesi di colui che l'ha pronuciata; o sbaglio?

E alla luce di questo, non credete che sia un'affermazione un tantino grave quella presa in prestito da Feyerabend?

In fin dei conti circoscrive la riabilitazione di Galileo (che di fatto non è mai avvenuta nonostante quello che ci hanno raccontato, vedere per credere gli atti della riapertura al processo!) ad una mera necessità, insomma una scelta dovuta a ragioni di opportunità, al politically correct, alla ragion di stato. Ma di fatto in un contesto diverso se ne poteva e forse doveva fare a meno.

Sicuramente tutti sono in grado di comprendere l'importanza che ha avuto Galileo nella storia, non solo della scienza. Per cui non è atto di arroganza ritenere che il risentimento di un Fisico, il prof. Cini, fosse più che giustificabile. Il suddetto poi ha anche avuto l'appoggio di altri professori che via via hanno deciso di firmare la lettera, fino a raggiungere il numero di 67 adesioni. Poi si sono aggiunti anche diversi studenti che, successivamente, hanno preparato delle contestazioni, in riferimento non solo alle posizioni sul caso Galileo ma a tutte le esternazioni, più o meno attuali, del Pontefice (fecondazione assistita, Pacs, ecc.).

Avevano organizzato una manifestazione peraltro autorizzata dalla questura.

Insomma dicevamo che ci sarebbero state delle contestazioni, ma le contestazioni non sono altro che il sale della democrazia. O non è così? Se si invoca la libertà di parola per il papa lo si dovrebbe fare anche per i suoi contestatori, anche perché il dissenso e la contestazione non sono altro che uno delle forme possibili di manifestazione del pensiero, libertà oggetto di ampie garanzie costituzionali.

Naturalmente questo ragionamento perde di valore soltanto se decidiamo di guardare alla libertà (qualsiasi essa sia) in maniera unidirezionale; i comuni mortali possono essere contestati, il Papa no!

E allora...........Il papa sarebbe potuto andare comunque alla sapienza; al di la di tutto non gli sarebbe accaduto nulla di serio, al massimo avrebbe subito qualche sberleffo, qualche fischio, qualche coro. Se accettiamo di definirci democratici, ciò non mi sembra sia qualcosa di scandaloso e tra l'altro gli studenti dell'Ateneo romano hanno in questi giorni dato dimostrazione di grande civiltà, comportandosi al di la di tutto in maniera pacifica.

Nessuno ha mai chiesto la testa del pontefice su un piatto di argento; soltanto egli ha scoperto, forse per la prima volta, che non esistono soltanto folle pronte ad osannarlo sempre e comunque alla minima alzata di braccia o ad ogni starnuto.

Ha deciso di non andarci di sua sponte e con la piena consapevolezza di quel che sarebbe accaduto dopo. E difatti è evidente come tutti i media abbiano cercato di farci credere che egli sia stato censurato, facendolo passare per vittima. Ma quale censura? Soprattutto se si considera che gli viene data la libertà di entrare a suo piacimento nella nostra vita, facendo pressioni sul parlamento, ossia l'istituzione che, almeno in teoria è l'espressione della volontà popolare; decidendo per ciascuno di noi cosa è proibito e cosa no; definendo, spesso senza neanche tanti giri di parole, in maniera spregevole chi ha una visione delle cose diversa dalla sua (vedi Spe salvi).

Però il discorso che doveva tenere lo ha comunque mandato alla Sapienza. Bene, questa è pura codardia: non ci vado ma mando il discorso!

Sinceramente non ho ancora letto questa sua ultima fatica; ok, ipotizziamo che in essa si parli di cose bellissime, di dialogo, di tolleranza, ecc.......

Chi ci assicura che questo discorso non sia stato approntato ad hoc, magari sostituendolo ad un altro di tenore diverso?

Forse si può credere che questa mia supposizione sottenda un ragionamento arzigogolato e machiavellico. Beh, vi dico che non è un'ipotesi buttata la a casaccio perché Ratisbona docet!

Non so quanti ne siano a conoscenza ma dopo che il Papa tenne quel tragicamente famoso discorso sull'Islam, (io l'ho verificato) la versione che venne messa in circolazione era decisamente più edulcorata rispetto all'originale (ed inopportuna) pronunciata nell'università tedesca.

Il rettore della Sapienza ha anche cercato di far passare che Ratzinger era la per parlare della pena di morte. Anche se fosse, come si fa a far parlare della pena di morte, per giunta in un'università laica e italiana, il capo di uno stato straniero che non ha firmato la moratoria sulla pena di morte, che nel proprio ordinamento giuridico l'ha abolita formalmente solo nel'69 ma l'ammette tranquillamente nel catechismo (vai a vedere art.2267 del Catechismo della chiesa cattolica).

Sono stati molti gli esperti che hanno asserito che sia stata la solita figuraccia italiana; invece forse è stata una delle poche volte che non abbiamo fatto figure barbine. I giornali stranieri quasi non ne hanno parlato, salvo rare eccezioni che tra l'altro non si sono soffermate in giudizi sommari nei confronti del popolo italiano, ma hanno semplicemente ottemperato al dovere del giornalista, ossia semplicemente raccontare i fatti di cronaca.

Ma anche qui i media italiani non si sono smentiti ed hanno continuato a fare disinformazione: Paolo Mieli intervenendo in un TG (non ricordo se TG 1 o 2) ha sostenuto anch'egli che abbiamo fatto una figura meschina in tutto il mondo. Il suo "Corriere" ha ripreso un presunto commento del "GUARDIAN" che affermerebbe: "la controversia è "senza precedenti in un Paese dove normalmente non vengono mosse critiche alla Chiesa cattolica romana".

Peccato che questa sia una traduzione del tutto artificiosa, perché l'originale in lingua inglese: "The controversy was unparalleled in a country where criticism of the Roman Catholic church is normally muted."

Questa frase se tradotta in maniera corretta in italiano suonerebbe così: "la controversia è senza precedenti in un Paese dove normalmente le critiche alla Chiesa cattolica romana VENGONO ZITTITE".

Infine nessuno oggi, 20 Gennaio, ha raccontato ai cittadini che è stata devastata l'aula del collettivo di fisica alla Sapienza.

A buon intenditor........

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