Acquarica tra i Normanni, la Chiesa, i Borboni e l'Unità di Italia.

Per il nome, più che ad acqua, bisognerebbe rifarsi a lacquaru (stagno, pozzanghera) perché, più che di generiche acque, era ben nota invece la presenza, nei dintorni, di paludi malsane (ancora oggi ci sono resti di queste paludi anche se situati in altri agri).

Il suffisso finale "Ica" è una rarità nel Salento. Un altra spiegazione sull'origine del nome viene cercata nella toponomia preistorica di questo territorio.


I primi documenti, scritti, che fanno esplicito cenno sulla località, risalgono, infatti, solo all'epoca dei Normanni, nei secoli XI e XII.

Il Casale di Acquarica esiste certamente nel 1115 come documentato nel passo in cui Goffredo (figlio e omonimo di Goffredo conte di Lecce) lo dona al vescovo di Lecce.

Per una lunga serie di anni il casale fu posseduto dalla Chiesa Matrice fino a quando, il 27 febbraio 1533, Gian Giacomo di Acaya, barone di Acquarica e dialtri luoghi, volle venderlo a Gian Maria Guarino per seimila ducati.

stemma guarinoStemma della baronia Guarino

In un documento del 1601 si legge che in Acquarica vi sono 60 fuochi (nuclei abitativi), circa 300 abitanti.

Le notizie riguardanti l'800 sono in gran parte di natura politico-amministrativa.

Negli anni tra il 1809 e 1812, sotto il regime napoleonico, viene promulgata e attuata nel Regno di Napoli la legge sull'eversione della feudalità e anche il Comune di Acquarica chiede l'applicazione della legge nei confronti dei loro rispettivi feudatari.

Se da un lato con questa legge vengono abbattuti tanti vecchi abusi feudali, dall'altro alcune concessioni permangono; sicchè, anche per la brevità dei Regni di Giuseppe Bonaparte e Giocchino Murat, il rinnovo del Sud può dirsi iniziato, ma non condotto a termine.

Con il ritorno dei Borboni, i quali mantennero "molte delle leggi precedenti, nonostante le pressioni del clero e della nobiltà, che volevano ritornare nel possesso dei beni perduti; ma in gran parte con questa operazione le terre erano passate nelle mani della borghesia ricca, che poteva disporre di capitali, la feudalità, abolita come istituzione giuridica, imperava come sistema economico e sociale, tanto che molti piccoli proletari terrieri dovettero ceder al vil prezzo le loro terre e si degradarono a coloni e braccianti".

Così succederà altre volte nel corso dell'800; così da noi non potrà mai formarsi una fascia consistente di contadini proletari, una forza stabile, attiva ed impegnata, capace di gestire aziende in modo autonomo e di svilupparle adeguatamente.

L'ondata rivoluzionaria del 1848, per cui l'Europa sembrò un immenso vulcano, ebbe ripercussioni anche da noi. Dagli atti della polizia ufficialmente si hanno notizie di tranquillita, ma effettivamente si ebbero delle contestazioni contro il governo legale: tuttavia vennero represse e Ferdinando II riprese saldamente il governo nelle sue mani.

Il 5 maggio Giuseppe Garibaldi con i suoi Mille, salpò da Quarto, presso Genova, alla volta della Sicilia. La conquista del Regno si effettuò in pochi mesi, giunsero anche a Lecce le Camicie Rosse; con il Plebiscito del 21 ottobre 1860 l'annessione al Piemonte fu sancita solennemente.

Le notizie di questo plebiscito riferite a Vernole sono contenute nel libro di Laura Alvaro: Il Plebiscito del 1860 nella Provincia di Lecce, pubblicato nel 1921. Non ci sono dati numerici ma viene sottolineato il fatto che successe con molto entusiasmo.

Il cambio di monarchia, dai Borboni ai Savoia, importante politicamente, da noi non apportò visibili trasformazioni nella situazione socio-economica, se ne aggravò sotto alcuni aspetti.

Il cambio non fu accettato da tutti, ci furono degli atti ostili a confermare il malcontento dei filoborbonici.

La svolta per il Comune di Acquarica si ebbe nel marzo 1865 con la Legge per l'Unificazione amministrativa del Regno d'Italia. Acquarica venne declassata a frazione di Vernole e lo è ancora oggi.

Cappella della Madonna del Buon ConsiglioCappella della Madonna del Buon Consiglio

Nel 1879 Giacomo Arditi da una descrizione completa del paese: "L'aria vi è mala, perché vicine le paludi della masseria Termitito in agro di Vanze, e le Cesine di Acaya... nell'abitato va la Chiesa matrice meschina ed a tetto; la Cappella della Madonna della Pietà; in campagna un'altra del Buon Consiglio; le strade interne tortuose e sterrate; rustiche e basse le case; solo si estolle il palazzo baronale che fu dei Bozzi Colonna, ora del Barone di Vernole Signor Berardini ... ". Arditi registra il numero di abitanti nel 1877: 376.

Le baronie ad Acquarica furono: Del Balzo - Orsini, Guarino, Palagano, Bozzi - Colonna.

Le vicende di Acquarica, dopo il 1865, sono legate alle vicende comunali.

Alla fine della Grande Guerra non si registrano contestazioni per la distribuzione dei posti di lavoro e del grano.

Durante il ventennio fascista (1922 - 1943) non operano le squadracce, ne si lamentarono sanguinosi atti di violenza.

L'illuminazione pubblica arrivò il 26 ottobre del 1930 e le diramazioni dell'Acquedotto Pugliese nel 1934. Nel 1937 si utilizzòil terreno sul quale un tempo sorgeva il castello per costruire l'attuale edificio scolastico.

Alla caduta del Fascismo non si rilevarono fatti degni di nota.

Nel Referendum del 2 giugno 1946 venne scelta la Monarchia.

In seguito ad un decreto prefettizio, per esclusivo interessamento personale del parroco Don Pietro Buttazzo, nel 1953 vide finalmente la luce la fiera della Madonna del Buon Consiglio. Il 26 aprile la prima fiera vide una grande partecipazione anche da paesi limitrofi, dai quali affluì tantissima gente intenzionata a vendere o a comprare cavalli, buoi, pecore, formaggi, ricotte e utensili vari.

I fatti successi nella frazione, a partire dagli anni 50, riguardano le vicende amministrative.

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