I muri a secco

Origine

L'architettura a secco di un territorio ' profondamente legata alla costituzione geologica del suolo; la terra, nel Salento come in altre zone, è sempre stata l'unica ricchezza degli abitanti che hanno cercato nei modi più diversi di sfruttarla. Questa porzione di territorio pugliese è fondamentalmente pietrosa, composta da strati rocciosi e banchi calcarei: un paesaggio avaro di terra coltivabile, spesso carente di risorse fondamentali come l'acqua.

Mentre da un punto di vista architettonico rappresentano componenti tra i più suggestivi del paesaggio agrario salentino, da un punto di vista storico-economico i muri a secco rappresentano il superamento della gestione comunitaria del territorio. Eretti inizialmente allo scopo di difendere le coltivazioni praticate dagli agricoltori dal bestiame, divennero poi il simbolo dell'appadronamento dei terreni.

I muri a secco, strutture costruite senza l'uso di malte, cingono le proprietà contadine delineando l'intero territorio salentino con un paesaggio definito "della pietraà. Secondo le modalità costruttive, sono delle disposizioni stratificate di elementi lapidei per filari degradanti formanti superfici inclinate a scarpata. Come per i trulli, la posa in opera di pietre a secco per erigere muri a secco può essere vista come un'accumulazione. Anche qui la struttura si presenta come un opus incertum, caratterizzata dal disegno irregolare dei giunti. Una delle particolarità delle costruzioni a secco è l'adattamento ad alcune precarietà, in quanto non essendo presente alcun legante, possono essere facilmente smantellati, consentendo il recupero dei materiali che possono essere accumulati e reimpiegati in seguito. Gli attrezzi del mestiere sono quelli visti per i pagliari: martello, mazzuola e scalpello.

La loro origine, la cui tecnica è stata tramandata fino ai nostri giorni ha dato vita all'arte del maestro paritaru, figura professionale specializzata; la loro origine risale molto probabilmente al periodo messapico, forse addirittura al periodo neolitico; in questi periodi infatti l'attività principale della popolazione era l'agricoltura, per cui i contadini hanno dovuto affrontare il problema del pietrame superficiale, costituito da pietre calcaree che in numero esorbitante occupavano la superficie; durante l'aratura l'uomo trovò utile accumulare le pietre affioranti che costituivano intralcio al lavoro umano lungo i bordi dei campi; attraverso persistenti opere di spietramento del territorio, risanò il terreno lasciando evidenti tracce di questo immenso lavoro, tra cui i muri a secco. Le pietre, inizialmente accumulate disordinatamente in volumi che hanno poi generato le specchie, vennero ordinate e poggiate a strati sovrastanti in maniera tale da materializzarsi e formare veri e propri muri, con lo scopo principale di proteggere i pascoli o le colture dal bestiame e da erbivori selvatici. Quando poi si adottò il sistema dei campi chiusi, questi muri delimitarono i confini delle proprietà contadine. I muri a secco costituiscono il primo sistema costruttivo alla base dell'architettura a secco e da quanto ne deriva; sono strutture costruite pietra su pietra senza l'ausilio di leganti, direttamente sul terreno, con o senza la roccia di fondazione.

Finalità

I muri a secco costituiscono un elemento caratterizzante il paesaggio agrario salentino, creando una serie di reticoli che delimitano campagne e strade; la loro tecnica costruttiva è rimasta invariata nel tempo, seguendo l'evolversi del paesaggio agrario; insieme ai pajari e ai recinti per animali (ncurtaturu) costituiscono il sistema principale dell'architettura a secco nella Terra d'Otranto; non hanno solo la funzione di divisione delle proprietà, cingere poderi e di segnare i confini, ma sono usati anche per sostenere terrapieni e terrazzi in territori molto accidentati; nelle masserie hanno avuto il compito di settorializzare il terreno in funzione delle colture. I muri a secco difendono le colture da greggi e da agenti atmosferici e inoltre le pietre hanno la particolarità di essere riserve di umidità che rilasciano gradualmente nei periodi siccitosi grazie alla condensazione atmosferica che si genera sulla superficie delle pietre, che spesso e volentieri sono habitat per la vita e la riproduzione di specie animali e vegetali; i muri impediscono il dilavamento del terreno ed assolvono alla funzione di frangifuoco dal momento che la loro presenza evita il propagarsi degli incendi. Alcuni muri hanno, alla base, delle feritoie che permettono il flusso dell'acqua piovana. Non ultimo la loro umidità attira le radici degli alberi che dimorano vicino ad essi, ad esempio ulivi e fichi.

I muri a secco costituiscono, oltre che manufatti con un enorme valore storico, culturale e paesaggistico, strutture dal grande valore ambientale ed ecologico in quanto come "zone umide" sono zone di rifugio dove vivono numerose e particolari specie della flora e della fauna selvatica le quali nei muretti a secco trovano riparo da un territorio secco e soleggiato; nelle zone prive di habitat naturali come boschi, siepi, fiumi, i muri a secco rappresentano l'unico serbatoio della biodiversità nell'ambiente rurale e pertanto risultano popolati da un numero significante di specie che vivono sia in ambienti rupestri che in ambienti rurali.

Costruzione

I muri a secco presentano una forma trapezioidale, una struttura molto stabile. La tecnica costruttiva dei muri a secco è parzialmente facile da realizzare, fermo restando che rimane un lavoro duro e che richiede comunque una certa esperienza e praticità; la costruzione inizia (non necessariamente) con uno scavo per la funzione di fondazione, ottenuta con uno scasso superficiale del terreno fino al raggiungimento dello strato roccioso; ne segue la realizzazione della base di sotto fondazione, eseguita con delle grosse pietre appena lavorate sulla faccia esterna e disposte su due file parallele con il sussidio di due cordicelle che fanno da guida; la loro base à adeguata all'altezza che si vuole raggiungere. Lo spazio che viene a crearsi tra le due file viene colmato con pietrame irregolare di piccola-media grandezza non utilizzabile per la costruzione del muro, miste a terra.

Successivamente a questa prima fase, segue la vera e propria elevazione dei muri paralleli (detti "camise"), con leggera inclinazione verso l'interno), con pietre lavorate ma non squadrate in modo che combacino approssimativamente con le pietre sottostanti, comunque cercando di porle in modo da non lasciare tra di loro spazi troppo ampi; le pietre diventano di dimensioni minori man mano che il muro procede verso l'alto. L'elevazione avviene con una lieve inclinazione a scarpata, conclusa con l'esecuzione della copertura, realizzata con grossi blocchi lapidei squadrati posti di taglio (cappello). Nell'ultima fase vede forma la rifinitura del muro (detti "cusitura"), realizzata con la chiusura delle fessure più grandi sulle due superfici laterali inserendo a forza schegge e scaglie di pietra ricavate dalla lavorazione precedente.

La struttura può essere munita di alcuni elementi come scale, varchi per il passaggio di bestiame, parti superiori aggettanti (muri "paralupi"), mangiatoie per il bestiame ricavate nello spessore delle mura stesse.

I paretoni

I paretoni, differenti dai muri ma sempre strutture realizzate a secco, sono accumuli di pietrame a sviluppo lineare di grande lunghezza, oggetto di varie interpretazioni; dalle muraglie difensive o linee di confine alle più semplici confinazioni ad anello intorno ai centri abitati per delimitare zone incolte da zone destinate alla coltivazione. I paretoni, tipici di alcune masserie, hanno la parte terminale del muro costituita da un cordolo rialzato di grandi pietre piatte sporgenti verso l'esterno; con questo dettaglio costruttivo si impedisce agli animali selvatici di arrampicarsi e penetrare all'interno del recinto. Questa tipologia di muri è stata utilizzata anche per difendersi dai lupi (un tempo presenti nel Salento) e tale finalità ha dato il nome di paralupi. Spesso sono stati oggetto della fantasia popolare e la loro costruzione è attribuita ad entità sovranaturali o personaggi storici medievali con attributi magici e misterici. La loro origine è incerta, forse di età messapica, bizantina o medievale.

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